Il progetto V.In.Te.S. (Viticoltura ed Innovazione per i Vini del Sannio) ha tenuto venerdì 7 luglio la sua quarta giornata dimostrativa presso l’azienda partner Il Poggio di Famiglia Fusco Viticoltori, sita a Torrecuso. L’evento ha visto la partecipazione dei partner scientifici del progetto, i quali hanno presentato in modo approfondito i progressi ottenuti negli anni di ricerca.
Il workshop tecnico, dal titolo “Microzonazione del vigneto con tecnologia Vintes. Dal suolo al calice”, ha attirato numerosi partecipanti in una sala gremita. Carmine Fusco, titolare dell’azienda Il Poggio e Presidente CIA Benevento, ha dato il benvenuto e ha sottolineato l’importanza di questa metodologia nel prendere decisioni strategiche di fronte ai sempre più emergenti problemi legati al clima. “La sfida climatica è locale e globale insieme e dobbiamo fare la nostra parte sia come aziende che come Confederazione”
Valentino Salvatore, amministratore di Agrodigit srl, soggetto Capofila del progetto, ha evidenziato che V.In.Te.S. nasce dalla necessità di innovazione e dalla conoscenza accurata del territorio e delle sue peculiarità produttive. La notevole frammentarietà delle aziende del territorio sannita richiede una gestione differenziata, considerando che i vigneti possono essere molto distanti tra loro o situati in diverse zone microclimatiche.
La parte tecnica del workshop è stata introdotta dagli interventi dei ricercatori del CREA Viticoltura ed Enologia di Arezzo – Centro di Ricerca, che da anni si occupa del trasferimento dell’innovazione all’interno dei Progetti regionali PSR.
Marco Ammoniaci ha presentato le attività e le applicazioni del progetto che hanno portato alla digitalizzazione, analisi e gestione della parete vegetale, utilizzando sensori multispettrali attivi montati sulle trattrici aziendali. “Abbiamo scelto il rilievo prossimale attivo, perché consente, da un punto di vista tecnico, di ottenere un dato di altissima qualità. Un discorso simile viene fatto anche per la gestione dei suoli.”
Sergio Puccioni ha illustrato come sia possibile impostare la gestione del vigneto in base alle potenzialità e alle criticità rilevate attraverso l’utilizzo strategico di dati e delle mappe a rateo variabile. Dalla differenziazione nella vendemmia, alle concimazioni, dalle potature fino all’avviamento di un vigneto con la scelta di porta-innesti differenziati.
Mauro D’arcangelo ha evidenziato l’importanza della mappatura per quanto riguarda le principali malattie della vite. Questa metodologia permette di registrare e individuare gli indici e i fattori che saranno utili per gestire il vigneto sia nel presente che nella pianificazione futura.
Delle analisi quali-quantitative delle uve, delle proprietà dei vini e i risultati delle ricerche svolte dal Dipartimento di Scienze e Tecnologia dell’Università degli Studi del Sannio, ha approfonditamente parlato Maria Chiara Di Meo, Docente di controllo dei processi di produzione, affiancata dal Prof. Ettore Varricchio, docente di qualità e tecniche di produzioni alimentari e Presidente Corsi di Laurea in Biologia.
Il Prof. Varricchio ha sottolineato come con la sinergia dei dati degli studi molecolari e funzionali e quelli delle tecnologie digitali si riesce a gestire e stabilire a priori l’attività da svolgere in vigna. Il Prof. Varricchio ha inoltre evidenziato che l’attività del progetto V.In.Te.S. non sarebbe stata possibile senza i fondi PSR e senza la fiducia riposta dalla Regione Campania in questi progetti.
Al termine del workshop, moderato dal giornalista Gianluca Brignola, si è tenuta una degustazione dell’Aglianico del Taburno prodotto da Il Poggio e dall’azienda Torre dei Chiusi. Accompagnati dalla professionalità e dalla sapienza di Maria Grazia De Luca e dei sommelier dell’AIS, i partecipanti hanno intrapreso un viaggio nel territorio attraverso questo vino identitario, che ancora ha molto da esprimere e che, grazie a questo progetto, può diventare ancora più autentico e riconoscibile.